02/09/11

PJ Harvey – Let England Shake (2011)

valutazione: 9,5/10

Let England Shake, è questo l’imperativo che dà il titolo all’ultima fatica della cantautrice britannica PJ Harvey che raggiunge, con il suo ottavo lavoro, l’apice artistico della sua ventennale carriera. Ebbene, vi diciamo subito che Let England Shake non è solo l’album della maturazione di Polly Jean ma è anche il migliore. A partire dai testi, scabri e talvolta disarmanti, finendo con la musica, svincolata da qualsiasi genere predefinito; personale ma che al tempo stesso si riaggancia alla tradizione folk anglosassone. Bisogna dire che questo disco, più che da altra musica, è stato influenzato da molta letteratura, da Thomas Eliot a Harold Pinter, e soprattutto molta arte visiva, da Goya a Dalí. E in effetti, ogni brano sembra cristallizzare un angolo di storia per meglio comprenderne le sfumature, una dichiarazione d’amore nei confronti della propria madre terra che si fa ora struggente (England) ora più rabbiosa (la marcia The Glorious Land).
Abbandonate le tetre e intime confessioni del predecessore White Chalk, la Harvey riesce, grazie a delle spiccate doti poetiche, ad appassionare l’ascoltatore/lettore mantenendo però un certo distacco, non immergendosi in dichiarazioni di parte ma limitandosi a raccontare scorci di realtà facendone emergere le contraddizioni e le miserie, oppure le bellezze laddove l’uomo riesce finalmente a riconciliarsi col mondo, con la natura più essenziale. È un album che sa di terreno o di acqua salata, o ancora di fantasmi – i morti reali come quelli metaforici – che vagano nella nebbia in un campo distrutto dai fuochi della guerra, quella afghano-irachena del presente così come quella combattuta agli inizi del Novecento.
Registrato in una chiesa del XIX secolo del Dorset, al sud della Gran Bretagna, Let England Shake si impone prepotentemente come uno dei migliori album di questi primi anni del nuovo millennio perché abbraccia, e in maniera magistrale, musica, letteratura e storia ma anche filosofia in quanto indaga la natura e i sentimenti dell’uomo. Un album che rischiamo a definire politico, ma nel senso più alto e universale del termine. Perché versi come “la morte è ovunque […] nelle risate e nell’acqua che beviamo” (All and Everyone), “e se portassi i miei problemi alle Nazioni Unite?” ripetuta ironicamente e per un minuto alla fine di The Words That Maketh Murder, e infine “il colore della terra, quel giorno, era opaco e rosso scuro, il colore del sangue, direi”, nello splendido duetto sacro-folk finale The Colour of The Earth con Mick Harvey, sono colpi ben assestati nello stomaco dell’Occidente moderno.

Andrea Russo



PJ Harvey – Let England Shake
[Universal/Island, 14/02/2011]

tracklist
01. Let England Shake
02. The Last Living Rose
03. The Glorious Land
04. The Words That Maketh Murder
05. All and Everyone
06. On Battleship Hill
07. England
08. In the Dark Places
09. Bitter Branches
10. Hanging in the Wire
11. Written on the Forehead
12. The Colour of the Earth

2 commenti:

  1. link download mediafire

    http://www.mediafire.com/?ut52dh1g7n67voz

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  2. non sapevo fosse stato registrato in una chiesa.. comunque se ti interessano su indietranslations.com sono disponibili le traduzioni del disco. complimenti per il blog :D

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