valutazione: 9/10
A chi parlo
stanotte?
Corro via T., questa luna non è più la mia luna.
E quella casa laggiù è solo una figura anonima tra alberi ordinati come
soldati. Nuvole sconosciute spalancano le loro labbra come in uno sbadiglio
di neonato, è il fumo della mia auto?
Ho dato un passaggio ad uno sconosciuto che attendeva da ore
l’arrivo di una vettura. Ha dei capelli lunghi, unti e un giubbino nero come il
suo cappello con visiera.
Gli chiedo: «A cosa ti serve un cappello con visiera a
quest’ora?»
«Lo porto sempre», mi risponde.
Lo sconosciuto ha ragione, T., a volte teniamo addosso delle
cose solo per abitudine e non ci sorprendiamo più di nulla. A questa luna così chiara
e così piena concediamo solo degli sguardi vaghi e indifferenti.
Lo sconosciuto non parla molto e sembra anche abbastanza stanco. Non forzo la comunicazione per non sembrare invadente; tempo dieci minuti e l’uomo chiude gli occhi cullato dai suoni del nostro viaggio.
Lo sconosciuto non parla molto e sembra anche abbastanza stanco. Non forzo la comunicazione per non sembrare invadente; tempo dieci minuti e l’uomo chiude gli occhi cullato dai suoni del nostro viaggio.
Dopo ormai venti chilometri di strada mi rendo conto di non
aver chiesto dove è diretto. Tossisco un po’ per svegliarlo. Ha funzionato. L’uomo
mi chiede che ore sono: le tre e un quarto.
«Ti dispiace se accendo la radio? O vuoi continuare a
dormire?»
«Ma certo, amico. A quest’ora sulla radio nazionale c’è
sempre un programma di musica contemporanea in cui ci sono ospiti molto
preparati».
«Senti, ma dove sei diretto?»
«Oh, calcolando la tua velocità media dovrei arrivare a destinazione fra venti minuti. Altri trenta chilometri, all’incirca».
«Oh, calcolando la tua velocità media dovrei arrivare a destinazione fra venti minuti. Altri trenta chilometri, all’incirca».
«Capisco».
So quasi per certo che a trenta chilometri da qui non c’è
nessuna cittadina e nessun motel. Tuttavia decido di fidarmi, lo sconosciuto mi
è simpatico. Sto pensando a quanto poco piacevole sarebbe stato trovarsi in
auto con una persona piena di sé, magari un organizzatore di matrimoni o uno di
quegli ospiti in radio tanto preparati su qualsiasi argomento. Ecco, se c’è
qualcosa che mi fa saltare i nervi sono proprio le persone spocchiose e piene
di boria. Non so perché, T., ma il termine ‘spocchia’ mi rimanda al termine
‘sporchia’. Non sai cos’è? La sporchia è una pianta parassita del Mediterraneo
che nasce e si alimenta di linfa sottratta alle radici di altre piante. Lo so
perché mio nonno era di quelle parti. I poveri agricoltori del sud Italia di un
tempo ne mangiavano a sazietà e ancora oggi è usata a tavola come una sorta di
reliquia. A sua volta ‘sporchia’ mi dà di ‘sporco’. Ecco, forse le tre cose
sono collegate, T., fatto sta che quando ho a che fare con una persona
spocchiosa, pensando e ripensando – magari durante il tragitto per tornare a
casa – mi si disegna in mente l’immagine di questo parassita sporco e con la
testa a forma di turione gigante. È inevitabile.
«Ehi, stiamo quasi per arrivare».
«Davvero? Qui non ci sono motel, sei sicuro?»
«Sicuro… No, non devo andare in nessun motel. La vedi quella curva? Di lì mi inoltro tra gli alberi, c’è una abitazione che dalla strada non si vede. È la mia casa».
«Vivi da solo, vero?»
«Col mio cane e le mie due galline», mi fa sorridendo.
«Divertente. Anch’io vorrei una casa fuori città immersa tra i pini».
«È un posto tranquillo, effettivamente, anche se le donne non ci passerebbero mai la notte».
«Sicuro… No, non devo andare in nessun motel. La vedi quella curva? Di lì mi inoltro tra gli alberi, c’è una abitazione che dalla strada non si vede. È la mia casa».
«Vivi da solo, vero?»
«Col mio cane e le mie due galline», mi fa sorridendo.
«Divertente. Anch’io vorrei una casa fuori città immersa tra i pini».
«È un posto tranquillo, effettivamente, anche se le donne non ci passerebbero mai la notte».
«Ogni medaglia ha il suo rovescio».
«Bravo, e ti dirò: io le medaglie le indosso tutte dal
rovescio!» Scoppiamo in una sonora risata che, a quest’ora tarda, pare davvero
roboante.
«Sei un tipo strano, però mi sei stato di compagnia».
Accosto l’auto attivando le quattro frecce. Lo sconosciuto mi saluta sistemandosi il cappello con la visiera. Poi lo vedo scomparire tra i tronchi degli alberi che di sera si confondono col terreno e le foglie. Chissà se c’è davvero una abitazione inoltrandosi di lì, chissà se ho davvero dato un passaggio ad uno sconosciuto o se è stato tutto frutto della mia immaginazione. T., perché non mi rispondi mai?
«Sei un tipo strano, però mi sei stato di compagnia».
Accosto l’auto attivando le quattro frecce. Lo sconosciuto mi saluta sistemandosi il cappello con la visiera. Poi lo vedo scomparire tra i tronchi degli alberi che di sera si confondono col terreno e le foglie. Chissà se c’è davvero una abitazione inoltrandosi di lì, chissà se ho davvero dato un passaggio ad uno sconosciuto o se è stato tutto frutto della mia immaginazione. T., perché non mi rispondi mai?
Andrea Russo
Mount Eerie
– Clear Moon
[P.W. Elverum
& Sun, 22/05/2012]
tracklist
01. Through
the Trees pt. 2
02. The
Place Lives
03. The
Place I Live
04. (something)
05. Lone Bell
06. House
Shape
07. Over
Dark Water
08. (something)
09. Clear
Moon
10. Yawning
Sky
11. (synthesizer)
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