Quando le strade di un paese come Manresa si popolano,
vivono e sorridono attraverso gli occhi della gente, è sempre una gioia. Ma
quando il veicolo di convivialità è l’arte in tutte le sue forme, la gioia ovviamente
triplica.
Bann a Pye, Rara Woulib ©Josep Tomas
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È così che, per quattro giorni, le strade di Manresa, questo comune a poco più
di 50 km da Barcellona, hanno preso vita davanti ai nostri occhi grazie alla XVI edizione della Fira Mediterrània, colorandosi di
danze, musica, teatro ma anche dell’esuberanza degli artisti di strada, cuore
pulsante del coinvolgimento della gente.
Una boccata d’ossigeno non indifferente, in un periodo in cui la cultura non
sempre riceve le attenzioni che le spetterebbero ma anche in un periodo in cui
sempre più sembra smarrita l’identità comunitaria che unisce i Paesi
che si affacciano su questo mare, il Mar Mediterraneo, il Mare Nostrum dei
Latini ed il Mare Nostrum, oggi, di Jordi
Savall, un “mare” di speranza.
Nato a Igualda (Barcelona) nel 1941, Savall, con la sua ensemble Hespèrion XXI, ha infatti letteralmente incantato il pubblico catalano con una esibizione speciale e ricca di suggestioni nel concerto inaugurale della Fira Mediterrània, giovedì 7 novembre.
Nato a Igualda (Barcelona) nel 1941, Savall, con la sua ensemble Hespèrion XXI, ha infatti letteralmente incantato il pubblico catalano con una esibizione speciale e ricca di suggestioni nel concerto inaugurale della Fira Mediterrània, giovedì 7 novembre.
Mare Nostrum ©Genís Sáez / Aj. de Manresa
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Tra i brani presentati in scena hanno brillato soprattutto
quelli strumentali per le svariate sfumature e la cura nei minimi dettagli che
hanno avuto come effetto quello di condurre l’ascoltatore in una realtà antica
e pura, dove la musica coincideva con la narrazione di un popolo e della sua
cultura. Quello che colpisce è infatti proprio il lavoro concettuale dietro lo
spettacolo “Mare Nostrum” e, in
generale, quello dell’ensemble: rievocare e far conoscere al mondo
contemporaneo la musica dei popoli antichi del Mediterraneo, dalla Turchia
all’Algeria, passando dalla Francia meridionale all’Isreale e anche l’Italia
(con un brano intitolato “Saltarello”). L’esibizione di Manresa si è
concentrata maggiormente sulle musiche del bacino orientale. Se di cultura europea
vogliamo parlare, dobbiamo soprattutto afferrare un concetto: non c’è cultura
senza contaminazione, e la cultura europea passa attraverso gli scambi che nel
corso dei millenni hanno caratterizzato la vita e l’energia del Mediterraneo.
La sua Storia.
Un percorso artistico – non solo quello dello spettacolo
portato in scena da Savall, ma anche quello dell’intera Fira Mediterrània – che
affonda le sue radici in millenni di Storia e aspira a crescere, sempre più
rigoglioso, con le fronde protese al futuro.
Per conoscere qualcosa in più circa il progetto artistico e
gli obiettivi della Fira, abbiamo scambiato qualche parola con Jordi Bertran, manager della
manifestazione.
- Siamo stati invitati
qui in qualità di blogger e siamo rimasti parecchio stupiti visto che siamo
blogger molto giovani. Vorremmo sapere quant’è importante coinvolgere anche i
giovani in una Fira in cui si parla di tradizioni e di musica che ha fatto la storia
del Mediterraneo.
Uno degli esempi più importanti del coinvolgimento dei giovani è il progetto che la Fira ha portato avanti con il Municipio di Roma in cui cinque Paesi (Portagallo, Grecia, Italia, Catalogna ed Estonia) hanno reinterpretato, con musicisti giovani, opere antiche.
- Un’altra domanda a questo proposito: quant’è importante il coinvolgimento di Internet e delle nuove forme di comunicazione come, appunto, i blog?
Uno dei passi avanti che è stato fatto dalla Fira in questi ultimi tre anni è la digitalizzazione di tutti i contenuti. L’insieme dei nostri contatti supera addirittura la somma di quelli delle altre tre fiere principali della Catalogna. Questo lavoro, non solo con il web classico ma anche con i canali 2.0 (facebook, twitter, instagram, …), è quello sul quale investiamo per avere maggior ridondanza a livello mondiale. Questo è il punto di forza del web.
- Questa è la 16^ edizione della Fira: come si fa a sopravvivere e a continuare ad offrire una manifestazione così importante? E come è cominciato tutto?
La Fira è nata come piccolo meeting di realtà catalane per valorizzare quanto c’è di buono in questo territorio. Da qui poi è nata gradualmente un’apertura progressiva che ha portato al coinvolgimento di una percentuale del 20% di artisti spagnoli fuori dalla Catalogna e un 12% di artisti stranieri. Ugualmente per il mantenimento della Fira c’è stata un’evoluzione progressiva: all’inizio c’erano solo fondi pubblici, poi l’avvento della crisi e la diminuzione di fondi pubblici per necessità dello Stato hanno portato a un grande lavoro dello staff che è riuscito a coinvolgere ben 360 finanziatori privati, una cifra considerevole, il 30% dell’apporto totale del budget necessario a finanziare la Fira. Un altro 20% è dato dal poco che riesce a dare il Municipio e dalle entrate che sono state ingenti anche quest’anno, ci sono stati diversi sold out. Il restante 50% rimane a carico della regione catalana. L’obiettivo della Fira è riuscire a coinvolgere sempre più privati in modo da avere un’autonomia e un margine di azione maggiori.
- Per finire, quant’è importante, per la riuscita di tutto ciò, il concetto di rete sul territorio?
Senza l’appartenenza alle reti europee di festival, senza l’appartenenza alle reti spagnole o a quella dei festival della Catalogna, tutto questo non sarebbe stato più possibile. Con la difficoltà economica che stiamo vivendo tutti quanti, l’unica soluzione è, attraverso le reti, cercare di co-produrre eventi che altrimenti non sarebbe stato possibile proporre. Creare rete è una cosa fondamentale, ed è quello che facciamo anche con Puglia Sounds, con cui collaboriamo già da prima dell’avvento del Medimex in cui, fra l’altro, siamo protagonisti già da tre anni e in cui torneremo a breve anche quest’anno.
Uno degli esempi più importanti del coinvolgimento dei giovani è il progetto che la Fira ha portato avanti con il Municipio di Roma in cui cinque Paesi (Portagallo, Grecia, Italia, Catalogna ed Estonia) hanno reinterpretato, con musicisti giovani, opere antiche.
- Un’altra domanda a questo proposito: quant’è importante il coinvolgimento di Internet e delle nuove forme di comunicazione come, appunto, i blog?
Uno dei passi avanti che è stato fatto dalla Fira in questi ultimi tre anni è la digitalizzazione di tutti i contenuti. L’insieme dei nostri contatti supera addirittura la somma di quelli delle altre tre fiere principali della Catalogna. Questo lavoro, non solo con il web classico ma anche con i canali 2.0 (facebook, twitter, instagram, …), è quello sul quale investiamo per avere maggior ridondanza a livello mondiale. Questo è il punto di forza del web.
- Questa è la 16^ edizione della Fira: come si fa a sopravvivere e a continuare ad offrire una manifestazione così importante? E come è cominciato tutto?
La Fira è nata come piccolo meeting di realtà catalane per valorizzare quanto c’è di buono in questo territorio. Da qui poi è nata gradualmente un’apertura progressiva che ha portato al coinvolgimento di una percentuale del 20% di artisti spagnoli fuori dalla Catalogna e un 12% di artisti stranieri. Ugualmente per il mantenimento della Fira c’è stata un’evoluzione progressiva: all’inizio c’erano solo fondi pubblici, poi l’avvento della crisi e la diminuzione di fondi pubblici per necessità dello Stato hanno portato a un grande lavoro dello staff che è riuscito a coinvolgere ben 360 finanziatori privati, una cifra considerevole, il 30% dell’apporto totale del budget necessario a finanziare la Fira. Un altro 20% è dato dal poco che riesce a dare il Municipio e dalle entrate che sono state ingenti anche quest’anno, ci sono stati diversi sold out. Il restante 50% rimane a carico della regione catalana. L’obiettivo della Fira è riuscire a coinvolgere sempre più privati in modo da avere un’autonomia e un margine di azione maggiori.
- Per finire, quant’è importante, per la riuscita di tutto ciò, il concetto di rete sul territorio?
Senza l’appartenenza alle reti europee di festival, senza l’appartenenza alle reti spagnole o a quella dei festival della Catalogna, tutto questo non sarebbe stato più possibile. Con la difficoltà economica che stiamo vivendo tutti quanti, l’unica soluzione è, attraverso le reti, cercare di co-produrre eventi che altrimenti non sarebbe stato possibile proporre. Creare rete è una cosa fondamentale, ed è quello che facciamo anche con Puglia Sounds, con cui collaboriamo già da prima dell’avvento del Medimex in cui, fra l’altro, siamo protagonisti già da tre anni e in cui torneremo a breve anche quest’anno.
Annachiara Casimo e Andrea Russo
Grazie a Vincenzo e Giuseppe.
Un ringraziamento speciale a Ivan, Gemma e David.
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