22/11/11

Agnes Obel + Evening Hymns + Martin John Henry + Diego Morga @ Teatro Forma, Bari 17/11/2011



Cap. I – Da qui passano i venti

La prima luce del giorno ritaglia lieve origami luminosi fra le lenzuola fredde. Cerco le tue cosce con i piedi gelidi, mi rifugio nel tuo tepore. Socchiudi le palpebre sorridenti e mi sussurri buongiorno. Come fa la gente a non andare ai concerti e vivere bene?, ti chiedo.
Hai poggiato il palmo della mano aperta sulla coperta scura, disegnando una piccola tastiera di un pianoforte. Ci picchietto su le mie dita e riesco a sentire le note dolci di un motivo malinconico: abbracciami o il nuovo giorno mi travolgerà brutalmente.
L’anima dei pianisti è sempre troppo fragile, abituata al bianco e nero dei tasti e delle fotografie di un tempo che fu. Ora non ho voglia di colori, ti fisserò le sfumature d’ombra sul viso, scale di grigi familiari.



Cap. II - Under my stars there’s a loch full of dead cars

Non capiamo mai abbastanza l’inglese, parole incomprese scorrono via fra le corde della chitarra e vi s’aggrappano prima di salutarci e sparire.
Mentre preparo il caffè, Andrea cerca sul web indizi di una musica inaspettata che sa di laghi e fallimenti, di sospiri e di fughe. Imprevista, la bellezza di lasciarsi travolgere da note sconosciute ci coglie alla sprovvista come una secchiata d’acqua gelida in pieno viso.
Fissiamo due occhi chiusi, un piede sui pedali, l’altro poggiato alla sedia a tenere il ritmo e le dita a disegnare danze di accordi.
Dove siamo?





Cap. III – Mnt. Song

I miei polmoni non hanno mai saputo che sapore avesse l’aria del nord del Canada e se fosse molto diversa da quella che si respirava in teatro quella sera.
Le luci soffuse delineavano profili di monti in cui echi di voci si cullavano lievi fra bagliori argentei. Intrecciavo la tua barba ai miei capelli come in quelle illustrazioni dal sapore scandinavo che ci piaceva guardare, assieme alle foto di boschi incontaminati e incantati.
Non so quanto tempo sia passato da allora, poche ore, forse, o anni interi.
Abbiamo supposto che l’aria del nord ci avrebbe fatto bene ma i miei polmoni non hanno mai saputo che sapore avesse. 





Cap. IV - Just so

Un ciuffo color miele danzava a qualche centimetro dal pianoforte, vibrava come l’archetto sul violoncello, inseguiva melodie e spazi infiniti, s’intesseva con le corde dell’arpa. Mille nodi d’oro come cascate di note su di un pentagramma.
Poi pian piano, ogni capello d’oro lasciava il posto ad una piuma bruna. Un gufo volteggiava con grazia prima di posarsi sui tasti. La musica continuava a fluire, dolce, come un rivolo in discesa.


Riapro gli occhi. Mentre il sole ingiallisce lievemente i muri della stanza e le tue braccia che mi stringono, canticchi a mezza voce che questo è il giorno in cui qualcuno avrà bisogno di noi.
Come i gufi, scruto il mondo dietro sfumature ambrate.
Nulla mi sembra fuori posto.



Annachiara Casimo



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