1) Stefano Testa – Il silenzio
del mondo
(Snowdonia dischi, 25/05/2012)
Un piccolo tesoro sospeso nel tempo e nello spazio, Il
silenzio del mondo si muove armoniosamente fra quotidianità, intimità e
tradizione. Recuperata la figura del cantautore/cantastorie, Testa intesse
narrazioni poetiche con la maestria e la classe del migliore cantautorato
italiano. Un ritorno discografico tutto da ascoltare e godersi in
assoluto silenzio, con (fra l’altro)
una grafica spiazzante e bellissima.
2) Dottorconti – A voi
ragazze
(Cabezon, 03/04/2012)
Prendete una certa spensieratezza vocale e musicale;
aggiungete testi ora nostalgicamente teneri, ora innamorati, ora ironici (un
plauso per il passaggio “à la Cecco Angiolieri” nel testo di L'attimo, l'arte); mescolate con
grattugie, cordless, cavigliere, pentolini, cartine, scacciapensieri…e quel che
avrete è Dottorconti.
Dodici tracce con dedica al femminile per questo lavoro che ha
il pregio di lasciarsi ascoltare con una facilità e una scorrevolezza rari.
Il tutto pregiato, appunto, dal saggio uso del fai-da-te che
muta la quotidianità in arte, adoperando qualsiasi oggetto come accompagnamento
musicale.
3) Calogero Incandela – Di demo in peggio EP
(Doremillaro (sb)Recs, 18/04/2012)
La prima volta che ho ascoltato questo Di demo in peggio EP di Calogero Incandela son cascata dalla
sedia come quando ho ascoltato per la prima volta Anima Latrima EP di Mapuche.
Surrealismo, disarmonia e cattivo gusto sono le chiavi per
la genialità e questo losco figuro di Incandela l’ha capito: la realtà non è
mai stata fotografata con tale amara (come il Cerume)
e puzzolente (come La cacca dei Boy
scouts) lucidità.
Di qualsiasi cosa si facciano alla Doremillaro (sb)Recs,
dev’essere roba buona.
4) Il Sogno Il Veleno –
Piccole catastrofi
(Seahorse
Rec-Red Birds Rec/New Model Label/Audioglobe, 22/05/2012)
L’atmosfera ricreata da questo lavoro discografico è quella
di una pellicola in bianco e nero al cui interno si svolgono dieci piccoli
episodi della quotidianità messi in musica e narrati dalle melodie nostalgiche
intessute da Il Sogno Il veleno. Qua
e là allusioni, citazioni e riferimenti (per lo più cinematografiche, appunto)
impreziosiscono il lavoro e divertono l’ascoltatore impegnato a coglierli e
riconoscerli. Un disco che rasserena, un ombrello cui aggrapparsi per evitare
una discesa precipitosa nell’attualità crudele.
5) Iole – Iole EP
(autoproduzione, 30/03/2012)
Un packing dal gusto anni ’60 e un disco che è graficamente
quasi un vinile per questo piccolo fiore appena nato che è Iole. Gli ingredienti sono pochi (una chitarra, una voce malinconica
ed espressiva e l’incanto dell’intimità) ma ben calibrati e amalgamati fra di
loro; il risultato è un ascolto sfaccettato che unisce grinta, tenerezza e nodi
in gola (consigliata la dimensione live per cogliere appieno le varie sfumature
del progetto).
Tempo al tempo e la semplicità di questi petali si schiuderà
per diventare sempre più bella.
Annachiara Casimo
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