valutazione: 8/10
Il libro poggiava sul tavolo con
la costa rivolta verso l’alto e le pagine a contatto diretto con la superficie
fredda su cui facevamo colazione assieme quasi tutte le mattine. Lo sollevai,
era il diario di Jim Carroll che le avevo prestato. A pagina 58 aveva
sottolineato a matita uno stralcio di dialogo: “Non sarebbe bello se fossimo
noi a passare attraverso la luce e non viceversa?”; ricordavo bene quelle
pagine, quel dialogo fra Carroll e Andrea Feldman. Il suo suicidio, la volubile
consapevolezza con cui aveva radunato spettatori per quel suo ultimo, macabro
spettacolo: tutto in quella storia ci aveva per qualche motivo impressionate.
Assieme, Sylvia e io, avevamo
cercato notizie più approfondite sul web e c’eravamo imbattute in alcune foto
della Feldman, lineamenti non proprio delicati ma bellissimi. Non avevo potuto
fare a meno di prendere in giro Sylvia per quel suo broncio perenne così simile
a quello dell’attrice. Aveva sorriso, non lo faceva spesso. Era un caso di
meteoropatia inversa, era davvero contenta solo quando pioveva. E anche a me
piaceva molto.
Ci sedevamo sul tappeto davanti
alle vetrate della sala da pranzo con una tazza di tisana calda e guardavamo il
cielo squarciato da quei tagli di luce rapidissimi ma accecanti e terribili.
Puntualmente nella casa calava un religioso silenzio che ci trasportava dritte
alle viscere della nostra esistenza, giù fino alle convinzioni e alle paure più
ataviche e radicate. Adrenalina seguita infine dalla pace nel momento in cui
spalancavamo tutte le finestre assaporando l’odore della pioggia.
La sua assenza, ora, è simile a
quelle crepe che corrono in cielo nelle sere estive fino a pugnalare la terra.
Mi scuote dalle interiora, mi sconvolge e, al tempo stesso, non mi stupisce.
“Non sarebbe bello se fossimo noi
a passare attraverso la luce e non viceversa?”: ho sfiorato con il dito il
tratto a matita e ho preso a leggere ad alta voce l’intera pagina, poi il
capitolo, poi tutto il libro. Non avevo mai sentito rimbombare così la mia voce
nella casa: mi sembra che la mancanza di una persona possa spogliare un ambiente
di ogni arredamento possibile; mi sembra che le mie corde vocali abbiano sentito
il bisogno di farsi più gravi per giungere anche al suo orecchio.
Ha lasciato una musicasetta nello
stereo, ferma sulla seconda traccia di un disco triste, angoscioso. Premo play
e, nello stesso istante, la pioggia comincia a cadere al di là della vetrata. I
tuoni si fondono perfettamente con la canzone. Mi siedo sul tappeto, guardo il
temporale: stranamente mi sento sollevata.
Annachiara Casimo
Torres – Torres
[autoprodotto, 22/01/2013]
01. Mother Earth, Father God
02. Honey
03. Jealousy and I
04. November Baby
05. When Winter's Over
06. Chains
07. Moon & Back
08. Don't Run Away, Emilie
09. Come to Terms
02. Honey
03. Jealousy and I
04. November Baby
05. When Winter's Over
06. Chains
07. Moon & Back
08. Don't Run Away, Emilie
09. Come to Terms
10. Waterfall
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