Durante la XVI Fira
Mediterrània de Manresa abbiamo incontrato, fra gli stand, una delegazione di Puglia Sounds intenta a promuovere la
prossima edizione del Medimex, la Fiera
delle Musiche del Mediterraneo che si tiene a Bari da ormai tre anni.
E così abbiamo colto l’occasione
per chiacchierare un po’ con Elda
Grazioso, Social Media Manager di Puglia Sounds e Medimex.
Buona lettura!
- Sei qui alla Fira Mediterrània de Manresa soprattutto
in veste di “ambasciatrice” del Medimex, infatti sabato 9 si è svolto un
aperitivo di presentazione della prossima edizione di questa fiera musicale che
si svolge a Bari. Quanto sono importanti scambi internazionali come questo con
la Fira Mediterrània? Cosa avete raccolto in questi giorni di fiera? Avete
notato differenze sostanziali anche nella risposta del pubblico, rispetto a
quanto avviene durante il nostro Medimex?
Per il Medimex gli scambi
internazionali sono importanti per un semplicissimo motivo: il Medimex è nato
come un’opportunità che Puglia Sounds, istituzione con lo scopo di aiutare il
sistema musicale pugliese, ha ideato per creare un luogo in cui tutti gli
operatori musicali pugliesi potessero incontrare sia il mercato nazionale che
quello internazionale. Quindi in una fiera internazionale come questa, è utile
avere contatti con tutti gli operatori, le istituzioni, con tutta l’industria
musicale che è presente, affinché possa venire al Medimex e quindi si possa
creare questo scambio.
D’altro lato, poiché il Medimex attualmente è l’unico momento in cui si possa
incontrare il mercato musicale italiano, anche l’estero è molto attratto da
questa realtà. Gli operatori musicali italiani spesso non si muovono molto,
nelle altre fiere, quindi c’è una certa attesa sul Medimex che fa sì che il
feedback sia molto positivo, poi.
Anche la Fira Mediterrània de Manresa sarà al Meedimex con uno speed meeting e,
come la Fira, ci saranno molte altre organizzazioni di questo calibro.
- La realtà Medimex (così come quella di Puglia
Sounds) nasce anche grazie al supporto delle istituzioni…
Puoi eliminare l’“anche”,
è nata grazie al supporto delle istituzioni. In realtà è come una matrioska:
c’è la Comunità Europea, la Regione Puglia, il Consorzio Teatro Pubblico Pugliese e poi Puglia
Sounds e Medimex, che è figlio di tutto questo percorso.
- Ecco. E quindi quanto è importante,
secondo il tuo punto di vista, che ci sia volontà di investire sulla cultura, a
maggior ragione in un periodo come questo in cui è il primo settore cui vengono
tagliate risorse?
In questo momento in cui
la crisi economica è sempre più forte, anche a livello industriale ed economico
(fra l’altro la nostra regione non è mai stata un punto cardine dell’industria
nazionale), l’investimento migliore che si possa fare in questo periodo è
proprio quello sulla cultura e sul turismo, sono queste le risorse che abbiamo,
sono il fermento motore dell’economia della Puglia. Quindi mi sembra ovvio che
l’investimento in queste due macro-aree sia la scelta più furba.
- Lo slogan del Medimex è stato, fin dalla prima
edizione, “La musica è lavoro”. In che modo pensi che si possa convertire
questo slogan in realtà? E in che modo ci è riuscito il Medimex?
Facendo lavorare le
persone. L’idea di finanziamento a pioggia, secondo me, è sbagliata: se hai
un’idea, hai un lavoro, sei un’artista e io ti do dei soldi ma non ti aiuto a
farli fruttare, i soldi prima o poi finiscono e tu torni al punto di partenza.
Invece il concetto del Medimex, insieme al concetto delle Reti dei Festival
(anche loro presenti alla Fira), fa in modo che gli operatori collaborino tra
di loro e con il mercato nazionale ed internazionale e si creino, quindi, delle
reti. Le reti sono il motore di questo sistema economico. La musica è un
indotto, dall’artista parte tutta una serie di altri lavori per la produzione,
la promozione e via dicendo: se tutti gli operatori non collaborano fra di
loro, non si conoscono, non hanno un modo per interagire, chiaramente restano
tante unità a se stanti.
Dunque, questa è la terza
edizione e si svolgerà dal 6 all’8 dicembre prossimi. Quest’anno il focus è
sulle nuove tecnologie, ci saranno molti eventi legati a questo argomento, sul
rapporto fra modo tradizionale di fare la musica e le nuove tecnologie, sulle
differenze che ci possono essere fra i supporti digitali e i supporti classici
che ci hanno portato la musica fin qui. Dopo di che ci saranno gli showcase e
anche quelli mirano a mostrarsi ad un mercato che non si conosce, quindi
vengono aperte le candidature e la direzione artistica seleziona 21 artisti fra
regionali, nazionali ed internazionali e questi artisti hanno la possibilità di
esibirsi davanti ad un pubblico che è anche, fondamentalmente, mercato musicale
di tutto il mondo. Vi assicuro che gli showcase sono molto belli, magari se vi
dicessi dei nomi, soprattutto fra quelli internazionali, non vi direbbero
molto; per i nazionali posso dirvi che ci sarà Bobo Rondelli, Diodato, ma anche
molti nomi più piccoli che, anche se non si conoscono molto, sono molto bravi.
Ci sarà Imany, che è un’artista internazionale francese che sta avendo molto
successo; ad aprire il Medimex ci sarà Birdy, una cantautrice inglese molto
elogiata dalla BBC. Ci saranno molti incontri d’autore, queste interviste
faccia a faccia tra un giornalista e un artista, con Claudio Baglioni, Fedez,
Marco Mengoni, Pino Daniele, Nicolò Fabi e molti altri. E per finire,
quest’anno il Medimex verrà chiuso per la prima volta a Bari dalla consegna
delle Targhe Tenco, un premio molto importante in Italia.
- Per
finire, tornando un’attimo alla Fira: ipotizziamo per un momento che tu sia
venuta qui in qualità di semplice spettatrice: cosa ti ha entusiasmato di più
della Fira? E cosa, invece, non hai apprezzato particolamente?
Mi piace molto il fatto
che la Fira Mediterrània de Manresa unisca tutte le arti e non ci sia un focus
specifico sulla musica o sul teatro o sulla danza. Penso sia un bel luogo in
cui le differenti arti si possano incontrare e possano poi nascere nuove idee,
nuove collaborazioni. Invece mi è un po’ difficile seguire un festival che
prevede troppe location; l’idea di tanti eventi accavallati in diverse location
da raggiungere in una città che, per quanto possa essere piccola, richiede dei
tempi di spostamento, fa in modo che non sempre si riesca a seguire tutto
quello che si vorrebbe, ci si stanca e ci si perde un po’ di spettacoli.
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