15/11/13

XVI Fira Mediterrània de Manresa: intervista a Elda Grazioso (Puglia Sounds/Medimex)


Durante la XVI Fira Mediterrània de Manresa abbiamo incontrato, fra gli stand, una delegazione di Puglia Sounds intenta a promuovere la prossima edizione del Medimex, la Fiera delle Musiche del Mediterraneo che si tiene a Bari da ormai tre anni.
E così abbiamo colto l’occasione per chiacchierare un po’ con Elda Grazioso, Social Media Manager di Puglia Sounds e Medimex.
Buona lettura!


- Sei qui alla Fira Mediterrània de Manresa soprattutto in veste di “ambasciatrice” del Medimex, infatti sabato 9 si è svolto un aperitivo di presentazione della prossima edizione di questa fiera musicale che si svolge a Bari. Quanto sono importanti scambi internazionali come questo con la Fira Mediterrània? Cosa avete raccolto in questi giorni di fiera? Avete notato differenze sostanziali anche nella risposta del pubblico, rispetto a quanto avviene durante il nostro Medimex?

Per il Medimex gli scambi internazionali sono importanti per un semplicissimo motivo: il Medimex è nato come un’opportunità che Puglia Sounds, istituzione con lo scopo di aiutare il sistema musicale pugliese, ha ideato per creare un luogo in cui tutti gli operatori musicali pugliesi potessero incontrare sia il mercato nazionale che quello internazionale. Quindi in una fiera internazionale come questa, è utile avere contatti con tutti gli operatori, le istituzioni, con tutta l’industria musicale che è presente, affinché possa venire al Medimex e quindi si possa creare questo scambio.
D’altro lato, poiché il Medimex attualmente è l’unico momento in cui si possa incontrare il mercato musicale italiano, anche l’estero è molto attratto da questa realtà. Gli operatori musicali italiani spesso non si muovono molto, nelle altre fiere, quindi c’è una certa attesa sul Medimex che fa sì che il feedback sia molto positivo, poi.
Anche la Fira Mediterrània de Manresa sarà al Meedimex con uno speed meeting e, come la Fira, ci saranno molte altre organizzazioni di questo calibro.

- La realtà Medimex (così come quella di Puglia Sounds) nasce anche grazie al supporto delle istituzioni…

Puoi eliminare l’“anche”, è nata grazie al supporto delle istituzioni. In realtà è come una matrioska: c’è la Comunità Europea, la Regione Puglia, il Consorzio Teatro Pubblico Pugliese e poi Puglia Sounds e Medimex, che è figlio di tutto questo percorso.

- Ecco. E quindi quanto è importante, secondo il tuo punto di vista, che ci sia volontà di investire sulla cultura, a maggior ragione in un periodo come questo in cui è il primo settore cui vengono tagliate risorse?

In questo momento in cui la crisi economica è sempre più forte, anche a livello industriale ed economico (fra l’altro la nostra regione non è mai stata un punto cardine dell’industria nazionale), l’investimento migliore che si possa fare in questo periodo è proprio quello sulla cultura e sul turismo, sono queste le risorse che abbiamo, sono il fermento motore dell’economia della Puglia. Quindi mi sembra ovvio che l’investimento in queste due macro-aree sia la scelta più furba.

- Lo slogan del Medimex è stato, fin dalla prima edizione, “La musica è lavoro”. In che modo pensi che si possa convertire questo slogan in realtà? E in che modo ci è riuscito il Medimex?

Facendo lavorare le persone. L’idea di finanziamento a pioggia, secondo me, è sbagliata: se hai un’idea, hai un lavoro, sei un’artista e io ti do dei soldi ma non ti aiuto a farli fruttare, i soldi prima o poi finiscono e tu torni al punto di partenza. Invece il concetto del Medimex, insieme al concetto delle Reti dei Festival (anche loro presenti alla Fira), fa in modo che gli operatori collaborino tra di loro e con il mercato nazionale ed internazionale e si creino, quindi, delle reti. Le reti sono il motore di questo sistema economico. La musica è un indotto, dall’artista parte tutta una serie di altri lavori per la produzione, la promozione e via dicendo: se tutti gli operatori non collaborano fra di loro, non si conoscono, non hanno un modo per interagire, chiaramente restano tante unità a se stanti.


- Cosa dobbiamo aspettarci dal Medimex di quest’anno? Dateci qualche anticipazione interessante.

Dunque, questa è la terza edizione e si svolgerà dal 6 all’8 dicembre prossimi. Quest’anno il focus è sulle nuove tecnologie, ci saranno molti eventi legati a questo argomento, sul rapporto fra modo tradizionale di fare la musica e le nuove tecnologie, sulle differenze che ci possono essere fra i supporti digitali e i supporti classici che ci hanno portato la musica fin qui. Dopo di che ci saranno gli showcase e anche quelli mirano a mostrarsi ad un mercato che non si conosce, quindi vengono aperte le candidature e la direzione artistica seleziona 21 artisti fra regionali, nazionali ed internazionali e questi artisti hanno la possibilità di esibirsi davanti ad un pubblico che è anche, fondamentalmente, mercato musicale di tutto il mondo. Vi assicuro che gli showcase sono molto belli, magari se vi dicessi dei nomi, soprattutto fra quelli internazionali, non vi direbbero molto; per i nazionali posso dirvi che ci sarà Bobo Rondelli, Diodato, ma anche molti nomi più piccoli che, anche se non si conoscono molto, sono molto bravi. Ci sarà Imany, che è un’artista internazionale francese che sta avendo molto successo; ad aprire il Medimex ci sarà Birdy, una cantautrice inglese molto elogiata dalla BBC. Ci saranno molti incontri d’autore, queste interviste faccia a faccia tra un giornalista e un artista, con Claudio Baglioni, Fedez, Marco Mengoni, Pino Daniele, Nicolò Fabi e molti altri. E per finire, quest’anno il Medimex verrà chiuso per la prima volta a Bari dalla consegna delle Targhe Tenco, un premio molto importante in Italia.

- Per  finire, tornando un’attimo alla Fira: ipotizziamo per un momento che tu sia venuta qui in qualità di semplice spettatrice: cosa ti ha entusiasmato di più della Fira? E cosa, invece, non hai apprezzato particolamente?

Mi piace molto il fatto che la Fira Mediterrània de Manresa unisca tutte le arti e non ci sia un focus specifico sulla musica o sul teatro o sulla danza. Penso sia un bel luogo in cui le differenti arti si possano incontrare e possano poi nascere nuove idee, nuove collaborazioni. Invece mi è un po’ difficile seguire un festival che prevede troppe location; l’idea di tanti eventi accavallati in diverse location da raggiungere in una città che, per quanto possa essere piccola, richiede dei tempi di spostamento, fa in modo che non sempre si riesca a seguire tutto quello che si vorrebbe, ci si stanca e ci si perde un po’ di spettacoli. 

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